Alessia Capelletti nasce a Cremona il 13 ottobre del 1998. Studia scienze umanistiche per la comunicazione all'università di Milano e di professione fa il portiere.
Ma non è sempre stato così.
“A sette anni” ci racconta Alessia, con cui abbiamo avuto il piacere di chiacchierare telefonicamente “ho cominciato a giocare in una società di Cremona, il Corona, come difensore. Ho fatto il difensore per tutta la scuola calcio, fino ai pulcini. Qui, in una partita in cui mancava il portiere, ho avuto la brillante idea di offrirmi come volontaria per difendere i pali.”
Da qui la sua carriera da estremo difensore decolla. Alessia gioca per un anno nel Cremona femminile nella categoria delle giovanissime regionali, vivendo per la prima volta uno spogliatoio completamente di ragazze.
“L'esperienza nel Cremona è stata molto positiva per me. Ho potuto vivere le differenze tra maschile e femminile. Inoltre questa categoria mi ha permesso di mettermi in mostra e guadagnarmi il posto nella selezione regionale della Lombardia. Ed è stato proprio con la selezione che sono riuscita ad attirare le attenzioni del Mozzanica”.
Per lei due anni e mezzo nelle giovanili delle bergamasche prima di aggregarsi, durante la terza stagione, alla prima squadra.
“Ho avuto la fortuna di fare tre anni ad alto livello. A Mozzanica ho potuto stare a giocatrici di grandissimo livello, basti pensare alle varie Giacinti, Galli, Iannella, Pirone, Ledri. Da loro ho potuto imparare molto, sono state tutte delle ottime insegnanti, ognuna a modo proprio.”
Dopo cinque stagioni nella bergamasca, Alessia decide che è giunto il momento di cambiare.
“È arrivata la chiamata dell'Inter e non ho saputo dire di no. Volevo fare una nuova esperienza e desideravo rilanciarmi. Mi sono trasferita a Milano, allontanandomi per la prima volta da casa. Grazie alle stagioni passate in nerazzurro ho guadagnato più autonomia sia nel calcio come nella vita. La prima stagione è stata molto positiva. Ho potuto dividere la porta con Cristina Selmi, con cui ho avuto un rapporto stimolante e costruttivo. Poter giocare molto mi ha poi dato molta fiducia anche quando abbiamo affrontato partite importanti. Il secondo anno, contemporaneamente al passaggio dell'Inter sotto l'ala del club maschile, dopo la partenza di Selmi è arrivata Schroffenegger. Nonostante fossimo molto differenti, abbiamo creato un bel legame. Ci siamo aiutate reciprocamente ed è stato molto utile per la mia crescita come portiere.”
Al termine della stagione, le nerazzurre guadagnano la promozione in Serie A ed Alessia decide nuovamente di mettersi alla prova.
“Ho accolto la chiamata del Tavagnacco come un'occasione di poter finalmente giocare da titolare nella massima serie. È stata un'esperienza magnifica, anche se purtroppo non siamo riuscite a dimostrare il nostro valore e ci troviamo attualmente in penultima posizione. Abbiamo un gruppo molto affiatato, ed è stato snervante non ottenere i risultati che ci meritiamo. Probabilmente abbiamo pagato un po' di inesperienza, considerando la bassa età media della rosa.”
Poi Alessia ha anche un pensiero per la maglia azzurra della Nazionale.
“Solamente a parlare di Nazionale mi emoziono. Per arrivarci ci vuole una combinazione di fortuna, occasioni e sacrifici. Io sono stata convocata per la prima volta in Under 19 al termine della finale Primavera che ho disputato quando giocavo nel Mozzanica contro la RES Roma. Feci una partita straordinaria, ma non mi aspettavo cosa sarebbe successo dopo. Prima di un allenamento, il team manager Salviti si avvicinò con un foglietto in mano. Non ho avuto nemmeno il tempo di entrare in spogliatoio a leggerlo che una mia compagna di squadra stava già strillando la notizia. Dopo sono dovuta sottostare ai vari scotti da pagare per la prima convocazione, ma l'ho fatto con estremo piacere. Ovviamente, una volta raggiunto quel sogno, ad ogni allenameno davo l'anima: volevo rimanere a tutti i costi lì. Ho potuto disputare due partite da titolare al torneo di La Manga, mettere la maglietta e sentire l'inno è stata un'emozione indescrivibile. Dopo due anni di pausa, quest'estate è arrivata la convocazione per le Universiadi. È stata una splendida esperienza, dove ho potuto conoscere tante nuove culture e nuovi tipi di calcio e metodologie. È stata la chiamata della Nazionale a farmi capire che sarei potuta diventare una calciatrice.”
Infine, Alessia rivolge uno sguardo al futuro.
“Una volta terminata la mia carriera, mi piacerebbe rimanere nell'ambito del calcio ed allenare le ragazze. Due anni fa ho allenato delle giovani portiere, quest'anno seguo i maschietti nati tra il 2007 e il 2009, è molto stimolante. Il ruolo del portiere è in continua evoluzione, voglio capirlo, studiarlo e migliorarlo il più possibile.”
E noi auguriamo ad Alessia di poter raggiungere tutti i suoi sogni.
Di Marco Montrone
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