Arianna Acuti, bomber dell'Empoli Ladies, si racconta ai nostri microfoni.
La classe '96 non ha mai lasciato la sua squadra, neanche nei momenti di maggiore difficoltà, aiutandola a crescere e ad imparare dai propri errori. Per tornare poi quest'anno a risplendere nella serie A, dando del filo da torcere alle big.
L'emozione di un gol- "L’emozione di segnare un gol è sempre indescrivibile, in quel momento provi un sacco di sensazioni bellissime. Un mix di adrenalina, di gioia. Un gol che non scorderò mai è sicuramente il gol che ho segnato contro la Juventus al Castellani.
Era la prima volta che giocavamo in un vero stadio e con un pubblico così grande. Il gol è venuto da un’azione manovrata, dove praticamente tutta la squadra ha toccato la palla. La sensazione più bella è stata quando ho sentito l’esultanza del pubblico, un boato così forte è difficile da dimenticare".
Le due scalate in serie A e la voglia di rivincita- "La prima volta che siamo salite in Serie A è stato un sogno, fu un campionato duro, era il secondo anno che stavamo lottando per raggiungere la massima serie. Eravamo quasi alla fine dell’annata e sarebbe stata una batosta non riuscirci di nuovo per due punti. Ma poi ci arrivò la notizia di un pareggio e noi avevamo vinto. Fu un’esplosione di gioia per tutti. L’anno scorso abbiamo iniziato la stagione con uno spirito molto diverso, venivamo da un campionato nella massima serie molto deludente, non solo per i risultati. Tante ragazze se ne erano andate. Invece io e altre mie compagne eravamo indecise su cosa fare: nell’estate ci ritrovammo a parlare ad un circolo, ci salutammo promettendoci di restare, ma di restare per tornare dove meritavamo. Ci davano tutti per una squadra da mezza classifica, non eravamo fenomeni, ma siamo stati una squadra. I nuovi acquisti hanno portato qualità, e anche loro avevano voglia di riscatto.
L’anno scorso, con la promozione, ognuna di noi si è tolta qualche sassolino dalla scarpa. Tornare in Serie A per noi è stata la dimostrazione che anche dai momenti più difficili può nascere qualcosa di veramente bello."
L'inizio della sua passione- "Credo che fossi destinata a giocare a calcio. Mia zia ha sempre giocato, mio papà uguale. E io già a 4 anni giocavo in giardino con i miei vicini, amavo stare in porta. Così un giorno il babbo di un mio amico disse a mia madre di portarmi a provare e da lì non ho mai smesso. Un ricordo particolare di quando ho iniziato? La prima cosa che mi viene in mente sono le divise, eravamo tutti molto piccoli e i pantaloni ci arrivavano ai piedi. A parte questo, ho iniziato a giocare con i maschi, quindi quando giocavo ero sempre guardata un po’ in modo diverso, ero l’unica femmina. Ma io ho sempre guardato oltre, anche grazie ai miei genitori che mi hanno sempre sostenuta."
Il consiglio alle bambine di oggi- "Le bambine di oggi hanno una grande possibilità, ci sono molte squadre importanti adesso nel calcio femminile, quando ero piccola io non c’erano. A qualsiasi bambina che voglia iniziare, dico di seguire sempre i propri sogni e di fare quello che la rende felice davvero, di non ascoltare i giudizi degli altri. Ognuno è libero di fare ciò che vuole e di esprimere se stesso nel modo migliore che può."
Cosa significa per te essere una calciatrice? "Questa è una bella domanda, essere una calciatrice per me significa tante cose: dedizione, sacrificio, costanza. Scegliere di fare questo tipo di vita ti porta a rinunciare a tante cose, soprattutto quando sei più piccola. Rinunci alle serate con gli amici perché il giorno dopo hai la partita e il pomeriggio è occupato dagli allenamenti. Ma il calcio ti dà veramente tanto, ti forma a livello umano, a livello caratteriale, ti fa conoscere persone splendide. Per me avere il pallone tra i piedi significa essere libera, essere me stessa. Tornare a casa dopo una partita ed essere orgogliosa di quello che la tua squadra ha fatto. Vedere come 20/25 persone che credono nello stesso obiettivo possono raggiungerlo, se remano tutte nella stessa direzione."
Obiettivi futuri- "Sono una persona che vive molto giorno per giorno. Il mio obiettivo principale è quello di migliorarmi sempre, sotto ogni punto di vista."
Chi è Arianna fuori dal campo? "Fuori dal campo, Arianna è una ragazza normale, che ama stare con gli amici, passare le serate a guardare serie tv, e il fine settimana qualsiasi partita passi in televisione! (ahah) Quando ho un po’ di tempo libero, mi piace andare al mare con il mio cane."
Secondo te quali effetti porterà e sta portando questo stop forzato? "A livello psicologico questo stop vuol dire tanto. Siamo passate da allenarci tutti i giorni in gruppo a farlo da sole. Ripartire non sarà semplice, ma ci sarà veramente tanta voglia da parte di tutte. A livello fisico, ovviamente qualcosa perdi: allenarsi a casa in un piccolo spazio è molto diverso da farlo in campo. Ma l’impegno è comunque lo stesso." Perché hai scelto proprio il numero 17? "Ho scelto il numero 17 per un insieme di ragioni. Ho sempre amato il numero 7, ma non era disponibile. Con il 17 ho segnato il mio primo gol con una prima squadra durante il mio esordio in quella che ai tempi era la Serie A2. È un numero a cui col tempo mi sono molto affezionata. Tutti dicono che porta sfiga, per me è un numero molto fortunato."
Di Giada Morena
Photo credit: @ariannaacuti on Instagram
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