Dopo l’appello sulla richiesta del blocco del campionato di serie C da parte di Beatrice Urlando, capitano de Le Torri, la centrocampista veneta si è raccontata in esclusiva ai nostri microfoni.
Ciao Beatrice. Allora, alla fine la Lega Nazionale Dilettanti ha sospeso momentaneamente il campionato di serie C.

“Sono contenta. Era assurdo metterci a rischio. Non avevamo la tutela e la sicurezza necessaria. Il virus non guarda il colore della regione.
Domenica scorsa siamo scese in campo contro il Venezia, che come noi ha eseguito i tamponi, ma non significa totale sicurezza.
Non capisco perché ci volevano far giocare ugualmente.
Il nostro presidente aveva più volte chiesto spiegazioni alla lega, ma non riceveva risposte, pur essendosi mosso per cercare di chiarire alcuni buchi presenti nel DPCM.
Infatti nel decreto non era chiaro, per esempio, se fosse consentito l’uso degli spogliatoi. Io al termine di ogni allenamento avevo necessità di farmi la doccia e di cambiarmi prima di mettermi in viaggio con l’auto verso Venezia.
Inoltre il coprifuoco è fissato per le 22, orario in cui terminano gli allenamenti. Quindi come dovevamo comportarci una volta arrivata quell’ora?
Alla fine le risposte sono arrivate e la Lega ha coperto questi buchi del decreto.
È anche vero che i tamponi per noi della C non sono obbligatori, anzi ce li dobbiamo pagare da sole. Noi de Le Torri li facciamo e a causa delle numerose positività siamo scese in campo contro il Venezia in 9 per poi arrivare al 60° minuto in sei a causa di infortuni.
Se la gara fosse finita 0-3 a tavolino non sarebbe stata la stessa cosa, in quanto non sarebbe emerso il problema”.
La data scelta per riprendere il campionato è fissata al 3 dicembre. Non è un po’ troppo presto?
“Fissare una data non è semplice. Fosse stato per me, avrei ripreso direttamente dopo le vacanze di Natale in modo da ricominciare con calma con la speranza che i contagi siano di meno di adesso, anche perché ora si rischia un lockdown generale.
Da qui al 3 dicembre ci separano solo due settimane, troppo poco perché la situazione possa migliorare.
Però almeno un piccolo passo è stato fatto”.
Come è avvenuto l’iter che ha portato alla pubblicazione del tuo messaggio sul sito della squadra?
“Avevo parlato con la squadra due settimane fa valutando la possibile idea di non presentarci in campo vista la paura che circola nello spogliatoio. Ma farlo significava far pagare una multa alla società e non mi sembrava giusto.
La mattina della gara mi sono alzata con l’idea di presentarmi in campo con la mascherina. Ho quindi chiamato il presidente e il mister ed entrambi mi hanno dato l’ok. L’arbitro del match invece no. Chiedo se posso giocare come portiere sempre con la mascherina, ma mi viene negato il suo uso dal direttore di gara.
Così scendiamo in campo con due calciatrici in meno. Sprono tutto il tempo le mie compagne a non mollare e a giocare ugualmente subiamo 12 reti.
A fine match le mia compagna di squadra non erano particolarmente felici dell’idea che avevo avuto, ma serviva per infondere curiosità a chi avesse letto il risultato di fine match.
Ripeto, uno 0-3 non avrebbe colpito nessuno, Era necessario portare a galla la situazione.
Dovrò riconquistarmi la fiducia dello spogliatoio”.
Passiamo a descrivere la singola Beatrice. Innanzitutto, sei tifosa?
“Poco. Tifo la Nazionale essendo molto patriottica. A livello di club, simpatizzo chi gioca bene”.

Hai un idolo a cui ti ispiri sia nel maschile che nel femminile?
“Quando ero piccola mi piaceva Ronaldinho, ma non è un idolo.
Come persona apprezzo molto Javier Zanetti, esempio di onestà, lealtà e correttezza. Un capitano dentro e fuori dal campo”.
Sei il capitano de Le Torri. Senti responsabilità verso la squadra?
“Sì, molta. Mi preoccupo del gruppo squadra e della società. Infatti pur di non far prendere la multa per non scendere in campo avevo pensato di schierarmi come portiere o di scendere (come alla fine è avvenuto) con due calciatrici in meno”.
Tra pochi anni la serie A diverrà professionistica. Quando accadrà secondo te per la C?
“Ci vorrà un bel po’, ma forse non è necessario. La serie A deve essere professionistica in quanto massimo livello del campionato italiano.
Facciamo con calma: prima la A e la B, poi forse se necessario anche la C. Certo, se fosse stata presa prima questa decisione non sarebbe stato male.
Inoltre far diventare la C professionistica oggi non è vale la pena per un semplice motivo: chi gioca in C ed è arrivata ad una certa età non può dare conto a più impegni. Questo accade soprattutto nelle donne che negli uomini. Lasciarci ora dilettanti non è sbagliato. Io stessa oltre che calciatrice lavoro come insegnante di attività motoria e sono vice-preside di un istituto alberghiero di Dolo (VE)”.
Per concludere, che consiglio daresti alle bambine che un giorno sognano di diventare calciatrici come te?
“Sicuramente di lottare per lo sport, soprattutto per quello che più piace.
Se vuoi giocare a pallone devi avere anche la voglia di farti la borsa, lavarti la maglia, gli scarpini e tutto il resto. Se questa voglia non ce l’hai cambia sport, ma se sei disposta a compiere questi compiti, allora buttati nel calcio.
Inoltre il calcio, come qualunque attività sportiva è sinonimo di passione, sacrifici e amicizie. Solo che devi essere pronta a farlo”.
Un grazie di cuore a nome dell’intera redazione di Calcio Femminile Italia a Beatrice Urlando per averci concesso l’intervista con l’augurio che la società de Le Torri possa continuare a crescere sempre più come squadra e come progetto all’interno del movimento del calcio femminile italiano.
Di Fulvio Buongiorno
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