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Calcio femminile, tra storia e attualità: calcio femminile in America, fine anni ’90 fino ad oggi

Aggiornamento: 24 mag 2020

Questi articoli, in collaborazione con @calcio.con.la.f.maiuscola, sono stati creati, per iniziare a guardare il calcio femminile con occhi diversi, entrando in mondi sconosciuti per scoprire più a fondo il cal femminile.


Nonostante come abbiamo detto nello scorso articolo, il mondiale del ’91 non abbia ricevuto la pubblicità che meritava, comunque questo ha tremendamente migliorato le condizioni delle calciatrici (ancora non professioniste, senza retribuzioni e garanzie): inizieranno infatti ad arrivare i primi contratti con aziende private e bonus economici.

Nonostante questi significativi passi avanti, ci furono molti scontri con i dirigenti della federazione: le partite aumentavano insieme agli impegni, e non arrivavano alcun tipo di aumenti di compenso; questo portò dolorosamente ad abbandonare il calcio giocato ad alcune madri in difficoltà economica.


Queste motivate proteste sfociarono ben presto in scioperi e boicottaggi, sotto consiglio della tennista Billie Jean King, entrata in contatto con le calciatrici in alcuni eventi organizzati dallo sponsor Rebook.


- Pasadena, 10 luglio 1999

🔺 Mondiali '99, Pasadena

La grande svolta per il calcio femminile americano in quegli anni ci fu grazie ai mondiali di casa, nel ’99, a Pasadena; 5 anni dopo i mondiali maschili (considerati come un fallimento).

La nazionale americana in questa manifestazione si presentò come la grande favorita e grazie ai risultati raggiunti aveva dato anche l’idea di potersi aspettare molta popolarità, ma certamente mai quella che in realtà si è rivelata. I mondiali iniziarono al Giant Stadium di New Jersey, con 78.972 persone che assistettero a USA-Danimarca. Anche le altre partite si giocarono negli stati più grandi d’America e mai con meno di 16.000 spettatori, mentre la finale al Rose Bowl di Pasadena fu l’evento di calcio femminile più seguito con 90.185 spettatori.

🔺 Esultanza di Brandi Chastain

In quella partita ci fu il significativo episodio dell’esultanza di Brandi Chastain, autrice del gol vittoria ai rigori, che davanti a decine di migliaia di spettatori si tolse la maglia e liberò un emblematico urlo di liberazione in reggiseno e pantaloncini. Un gesto che fu apertamente criticato da molti giornali, anche se l’importanza del gol prevalse su tutto e Chastain diventò sponsor Nike (la marca del reggiseno, un prototipo sportivo). Per successi e visibilità il calcio femminile in America ha sempre battuto quello maschile dal 1999: negli ultimi 20 anni le donne hanno sempre concluso tra le prime tre posizioni, tornando alla vittoria nel 2015 in Canada, la dimostrazione più evidente del calcio femminile in Nord America. La FIFA in quella manifestazione contò 1.353.506 spettatori totali, contro i circa 660.000 del 1999 e come se non bastasse nell’organizzazione furono spesi più di 20 milioni di dollari (circa dieci volte quelli spesi nel ’99).


🔺 Vittoria Mondiale '99

- Professionismo

Le calciatrici portarono avanti le richieste della categoria femminile, che più che mai voleva il professionismo, richiesta che doveva chiaramente coincidere con il raggiungimento di una sostenibilità economica, rappresentando il professionismo uno status di professione, e quindi con più costi da sostenere. In assenza di questo le calciatrici avevano evidente bisogno di sostegno economico alternativo, per il quale sei mesi prima del mondiale le calciatrici hanno presentato una causa per discriminazione di genere contro la loro federazione, accusando i dirigenti federali di discriminazione di genere istituzionalizzato per il diverso trattamento rispetto agli uomini. In questa misura sono stati contestati i compensi e i premi, oltre che scarsità di strutture e risorse per allenamenti e cure. Sono inoltre state invitate anche le ex calciatrici americane a richiedere questi tanto agognati compensi, che purtroppo però, non arriveranno mai.


- Situazione Attuale

🔺 Vittoria Mondiale 2019

La National Women’s Soccer League è stata di gran lunga il campionato più rappresentato nel mondiale femminile di Francia 2019, con ben 73 giocatrici fra tutte le nazionali coinvolte, questo a dimostrazione del fatto dell’incredibile grandezza di questo sport in America rispetto all’Europa ancora oggi.


🔺 Alex Morgan

Per di più in America girano molti più sponsor, per i quali Alex Morgan riesce ad arrivare alla cifra di 450.000 dollari l’anno, cifra scontatamente inarrivabile per le sue colleghe europee. Questo sicuramente perché la nazionale femminile americana vende molti più biglietti della media europea, molte più magliette (anche rispetto ai connazionali colleghi del calcio maschile) e riesce (in una finale dei mondiali) ad essere più seguita delle Finals di NBA.

Il fenomeno del calcio femminile in America è meritevole di essere esaminato con attenzione: le calciatrici americane di fatti non sono più brave per DNA semplicemente, ma sono allenate meglio, e cresciute con molti più stimoli in tal senso. Un languido esempio può essere quello di Alex Morgan o Megan Rapinoe, cresciute sull’onda dell’entusiasmo maturato dal mondiale del ’99, e verosimilmente sarà lo stesso per le ragazze di oggi, che prenderanno come esempio i loro idoli odierni e mostri sacri del calcio femminile.

La chiosa di tutto questo è che (ahinoi) il futuro non sembra preservare la fine dell’egemonia a stelle e strisce nei mondiali femminili. Ma come dicono i sudamericani (per restare in tema di Futbòl), quien sabe... anche se ,come la cultura calcistica italiana ci impone, potremmo semplicemente dire che la palla è rotonda, e prima o poi girerà dalla nostra parte.

Di Marco Villani


Photo credit: CNN

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