Megan Rapinoe ha protestato conto la legge 604-1, che impediva agli atleti americani di non rimanere in piedi durante l’esecuzione del canto nazionale degli USA, facendola abrogare.
Un atto coraggioso certo, ma forse non tutti avrebbero avuto lo stesso carisma della leader della nazionale americana.
La sua compagna di nazionale, Crystal Dunn ha rivelato che avrebbe avuto paura a compiere un gesto di questo tipo.
Il motivo? Lo spiega lei con queste parole: “Ricordo di averle detto che io dovevo restare in piedi perché non sapevo cosa sarebbe successo. Avevo paura di perdere il lavoro. Temevo che se a inginocchiarsi fosse stata una ragazza nera della squadra, sarebbe stato percepito in modo diverso”.
Essendo Dunn una calciatrice di colore la pressione per lei era maggiore. La paura di vedere la sua gloriosa carriera andare a rotoli in questo modo la spaventava.
Ci sono purtroppo ideologie che a volerle combattere fanno paura, ma non perché a capo c’è una persona che, come in questo, caso si chiama Donald Trump, ma perché le idee si diffondono spesso a macchia d’olio tra moltissime persone.
La figura di Trump non spaventa ormai più nessuno. La calciatrice Megan Rapinoe ha alzato la voce contro di lui facendo abrogare una legge e non cantando l’inno nazionale.
Ciò che fa veramente paura, soprattutto quando si è la parte lesa, è l’ideologia. Se la Dunn o una qualunque collega di colore avesse osato inginocchiarsi o chiedere l’abolizione di una legge, probabilmente avrebbe subito conseguenze devastanti.
È inaccettabile che nel 2020 ci siano ancora pregiudizi e distinzioni a causa del colore della pelle. L’odio raziale è ormai superato nella maggior parte del mondo civilizzato.
La paura di Crystal Dunn, campionessa del Mondo nel 2019, è giustificata. Ma combattere un’ideologia sbagliata vuol dire vincere la propria paura. Soprattutto quando si può contare sull’aiuto di molte persone e la difensore della squadra del North Carolina sa di poter contare su delle compagne validissime come la stessa Megan Rapinoe, o Alex Morgan o Kelley O’Hara o Carli Lloyd e tutto il resto del team a stelle e strisce.
Il razzismo potrà pur far paura a chi è di pelle scura, ma se la battaglia sarà sostenuta da tutti, allora la nazionale degli USA avranno vinto il Mondiale più importante della loro storia.
Di Fulvio Buongiorno
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