Un’altra vittoria per la ragazza che ha alzato per ben due volte di seguito la Coppa del Mondo di calcio vestendo la maglia degli Stati Uniti d’America.
Parliamo della trascinatrice per eccellenza del movimento femminile nel pianeta calcio, ovvero Megan Rapinoe.
Se in un primo tempo la calciatrice ha rifiutato di cantare l’inno degli USA poco prima di una partita della nazionale a stelle strisce, ha ripetuto il gesto ancora più volte, finché il presidente Donald Trump l’ha notata affermando che prima di mettersi in testa folli gesti di questo tipo, per lo meno alzasse un trofeo.
Ebbene, Rapinoe vinse il Mondiale di Francia 2019 e continuò la sua protesta scatenando le ire del presidente.
Ma non finisce qui, ora Rapinoe è uscita vittoriosa in una protesta a difesa degli uomini di colore che abitano la “Grande Unione”, come la definì il 26°presidente degli Stati Uniti d’America, Theodor Roosevelt.
A imitazione del footbalista americano Colin Kaepernick, Rapinoe ha deciso di non cantare l’inno “The Star-Spangled Banner” (che in italiano potremmo tradurre con “La Bandiera Adorna di Stelle”), rimanendo piegata a terra su un ginocchio.
Così facendo ha violato la legge statunitense 604-1 che impone agli atleti di qualsiasi sport di rimanere in piedi mentre viene eseguito l’inno nazionale.
La ragione per cui La stella del calcio femminile ha deciso di non cantare l’inno americano è semplice: non vuole omaggiare un paese che nel XXI° secolo ha ancora leggi barbariche come la pena di morte o il calpestare fino ad uccidere persone solo perché di colore (come il recente caso della morte di George Floyd avvenuta a Minneapolis lo scorso 25 maggio 2020).
Così, la lega americana, la US Soccer, ha votato l’abrogazione della legge 604-1. Come riportato dal sito ufficiale della lega: “La US Soccer condivide la campagna Black Lives Matter, e supportiamo la lotta contro le ingiustizie raziali”.
Rapinoe è nuovamente andata contro Trump facendo sentire la sua voce e quella di tutte le sue colleghe calciatrici che stanno portando avanti una campagna di protesta per migliorare il calcio femminile negli USA. L’obiettivo primario è di raggiungere la parità salariale delle atlete nei confronti dei loro colleghi uomini.
Passo dopo passo le campionesse del mondo riescono nei loro intenti, tanto che già da un paio di mesi alla stessa Megan Rapinoe è stato chiesto la possibilità di diventare vice-presidentessa del governo alla Casa Bianca.
Come scrive l’US Soccer sul suo sito ufficiale: “Non possiamo cambiare il passato, ma possiamo cambiare il futuro”.
Di Fulvio Buongiorno
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