Intervista a Penelope Riboldi, centrocampista della Roma Calcio Femminile.
Nata il 2 luglio 1986 a Brescia, Penelope è ormai un’esperta del mondo rosa del calcio italiano.
Ecco cosa ci ha raccontato:
Ciao Penelope, come stai? Come hai affrontato fisicamente questo periodo di quarantena lontana dalla squadra e dagli allenamenti?
“L’intera squadra ha seguito le direttive del preparatore atletico per rimanere in forma. Io ho aggiunto anche la visione di serie TV, la lettura e la cucina. Grazie a quest’ultima ho aumentato, senza sgarrare eccessivamente, le quantità di cibo!”
Come ti sei affacciata al calcio giocato?
“Naturale passione di quando ero piccola. Prendevo a calci qualunque cosa mi capitasse tra i piedi. Inoltre papà mi ha passato la passione per i colori nerazzurri dell’Inter”.
Cosa vorresti cambiare e cosa ti piace del mondo del calcio?
“Purtroppo siamo indietro di mentalità. C’è ancora del razzismo e degli insulti fascisti nelle curve degli stadi. Tutto ciò non dovrebbe esistere, in quanto non è calcio, non è proprio sport. Finché ci si limita a sfottò va bene, ma non bisogna esagerare.
Ciò che amo è che il calcio femminile è più pulito, infatti molte volte il tifo è quello giusto.
C’è da dire però che il livello dell’asticella del femminile va alzato per far in modo che diventi un’attività professionistica. Passi in avanti sono stati fatti grazie al Mondiale 2019 e grazie alle squadre maschili che hanno creato i propri team femminili”.
Purtroppo ancora oggi molte ragazze vengono giudicate male per essere calciatrici. A te è mai capitato, e se sì, come hai reagito?
“Quando ero a Verona nel Chievo, mi è capitato di essere stata offesa e anche pesantemente. Io non ne soffro moltissimo, perché ho saputo rispondere e reagire. L’indifferenza è stata la mia arma di difesa.Purtroppo ancora oggi nel 2020 ci sono tanti stereotipi da eliminare.
Tra i passi avanti fatti per eliminare questi stereotipi, basta pensare che se un tempo una ragazza voleva diventare calciatrice, non la si giudicava come un espio da poter seguire. Oggi però con l’arrivo di squadre provenienti dai club maschili, molte mamme e molti papà non vedono l’ora di vedere le proprie figlie affermarsi in questo sport”.
Ora sei in serie B con la Roma CF. Come ti trovi nella capitale?
“Roma è una città bellissima, magica. Te ne innamori. Giri per il centro e hai mille cose da vedere ad ogni angolo di strada.
È vero però che è una città caotica e trafficata. Ciò può essere snervante se non si è abituati. Io vengo da città più piccole, come Brescia, Bergamo, Verona. Direi che Napoli l’ho trovata meno caotica.
Come mi hanno sempre detto, al caos di Roma o sei abituata oppure fai fatica”.
Che consigli daresti alle bambine che vogliono emularti?
“Sicuramente di non buttarsi a terra se vengono messi dei dubbi sul futuro.
Se quello è il tuo sogno, lotta con tutta te stessa.
Io in primis ho sbagliato alcune scelte della mia carriera, ho usato di più il cuore che la mente.
Quindi è importante per una futura calciatrice non farsi distrarre.
Occorre fare sacrifici e duro lavoro”.
Avevi degli idoli quando iniziasti a giocare?
“Nel calcio femminile non ho avuto idoli da imitare. Stimo Melania Gabbiadini, ma ho puntato sempre su me stessa.
Nel calcio maschile Ronaldo dai tempi dell’Inter è stato il mio giocatore preferito”.
La stagione appena conclusa non è stata delle migliori per te e per il team. A cosa pensi sia dovuto?
“Purtroppo non è stato positivo quest'anno calcistico per tanti motivi: ho giocato pochissime partite, avevo da scontare delle squalifiche, mi sono infortunata per ben due volte e infine è arrivato anche il COVID a rovinare ancora di più i piani. Inoltre le aspettative erano ben altre e siamo tutti molto dispiaciuti per questo.
Vengo da 15 anni giocati in serie A e rispetto alla serie B ci sono parecchie differenze e non è facile adattarsi. In più ho avuto anche molta sfortuna, ma una cosa positiva che posso dire è che anche nelle grandi difficoltà il gruppo è sempre stato unito come una famiglia e questo è molto bello. Comunque sono convinta che da ogni esperienza si possa imparare qualcosa”.
I nostri migliori auguri di buon proseguimento di carriera a Penelope Riboldi, che ci ha anche confidato il desiderio di voler diventare allenatrice una volta appese le scarpette al chiodo. Un ruolo che per lei è da considerare fondamentale sotto gli aspetti tattici e psicologici verso un team di atlete.
Di Fulvio Buongiorno
Photo credit: Roma CF
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