Si può giocare a calcio ed essere madri allo stesso tempo? La risposta è sì. E ce lo dimostra in esclusiva ai nostri microfoni Alice Pignagnoli, portiere della squadra di serie B del Cesena e madre di Eva nata solo poco più di un mese fa.
Ciao Alice. Domanda importantissima: Eva come sta?
“Bene dai. Sta meglio di tutti. Ormai è la star della casa”.
Tra non molto torni in campo. Si sa quando?
“Mentre ero in gravidanza ho comunque avuto la possibilità di allenarmi, ovviamente in maniera più leggera. Ora sto riprendendo lentamente i vecchi ritmi con piscina e palestra con l’obiettivo di buttare giù i chili presi durante la gravidanza.
Con la squadra ancora non ho ripreso gli allenamenti, ma ho come obiettivo di tornare in porta nella gara contro il Pontedera del 18 ottobre. Non sarà facile, ma voglio provarci.
Sono a disposizione del mister pur non essendo in forma al cento per cento. Ho un’energia dentro inarrestabile”.
Domenica avete esordito in Coppa Italia contro l’Orobica Bergamo. Dopodiché a ottobre la sfida contro il Milan. Che girone vi si prospetta?
“Sicuramente il nuovo formato della Coppa Italia aiuta molto le squadre di B a confrontarsi subito contro realtà come quelle di A. Certo noi siamo stati “fortunati” a capitare in un girone in cui affrontiamo un’altra di serie B come noi. Ma davanti c’è anche una squadra chiamata Milan…
Passare il girone la vedo dura, ma combatteremo sicuramente”.
Le prime due partite di campionato non sono state molto positive: sconfitta contro il Ravenna prima e contro il Pomigliano poi. Cosa occorre migliorare?
“Il Cesena si è mosso molto sul mercato, quindi occorre che le ragazze si conoscano meglio. Certo, da un punto di vista psicologico l’esordio è scoraggiante, ma analizzando i due match possiamo notare che nel derby abbiamo sbagliato proprio l’approccio mentale. E lì siamo state punite. La seconda gara invece è stata decisa da due episodi, ma il calcio funziona così. Certo è che occorre lavorare”.
Quando hai annunciato di essere incinta la società non ha avuto alcun problema a rinnovarti il contratto, te l’aspettavi?
“Non me l’aspettavo. C’è da dire che il Cesena da sempre rispetta i valori umani degli atleti, è una società storica con dei valori ben fondati.
Probabilmente anch’io ho dimostrato molto nei loro confronti sia in campo, sia come persona”.
Mamma e calciatrice. Un connubio possibile?
“Non faccio nulla di strano. Certo ci sono delle difficoltà da dover affrontare, ma grazie alla società diventa tutto più facile”.
Che vantaggi ci sono nell’essere affiliati alla società maschile?
“Le operazioni per completare l’affiliazione vera e propria dovevano concludersi quest’anno, ma causa COVID saranno completate l’anno prossimo. L’idea era di finire il tutto in tre anni.
Ma già da un po’ usiamo luoghi di lavoro della società maschile, la collaborazione è ottimale”.
Cosa manca al movimento femminile per essere poter essere migliore?
“Avere un’organizzazione, degli strumenti e del personale come dottori, fisioterapisti velocizza molto il lavoro della società.
Ciò che occorre è un lavoro alla base: andare nelle scuole, estrarre le ragazzine che vogliono iniziare questo sport.
Inoltre occorre un minimo salariale in modo da avere una maggiore dignità visiti i numerosi sacrifici che compiamo ogni giorno”.
Hai iniziato a giocare a calcio sin da piccina in un periodo in cui vedere una bambina tirare calci a una palla era visto in maniera strana. Ti hanno mai puntato il dito contro?
“Sì, tante volte. Giocavo molto con i maschietti e in squadre miste. Chi mi discriminava era gente che non mi conosceva. I maschietti infatti quando capivamo di che pasta ero fatta mi apprezzavano. Erano più onesti nel riconoscere le doti altrui”.
Un ringraziamento ad Alice per averci concesso l’intervista con un augurio alla piccola Eva che un giorno possa seguire le orme della mamma e diventare chissà un giorno una dei migliori portieri che il calcio femminile italiano abbia mai visto.
Di Fulvio Buongiorno
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