Alessandra Signorile, presidentessa del team della Pink Sport Time, squadra femminile della città di Bari, ha dichiarato alla rivista Sportdonna.it le sue volontà di non far ripartire il massimo campionato di calcio femminile in Italia.
“Non ci sono le condizioni per riprendere il campionato e non ne faccio un discorso solo economico. Noi, come molte altre società, solo per fare un esempio abbiamo il campo di allenamento in comune con altre squadre e non possiamo garantire l’uso esclusivo come richiederebbe il protocollo. Le atlete sono dilettanti, la normativa sui dilettanti è diversa da quelle per i professionisti e i medici non possono essere responsabili. Abbiamo un dottore che presta la sua opera gratuitamente, e invece gli verrebbe chiesto di sovrintendere e garantire la massima sicurezza di tutto il gruppo rischiando sulla propria pelle. Il protocollo, ci tengo a sottolinearlo, è sacrosanto e non chiediamo sicuramente di alleggerirlo”.
Signorile sintetizza quindi quella che è la situazione che l’Italia calcistica sta vivendo in queste ultime settimane dal punto di vista dei team e delle atlete: “Il calcio femminile aveva appena iniziato ad alzare la testa, una eventuale ripresa della stagione può risultare una mossa troppo avventata e rovinare quanto di buono era stato fatto. Abbiamo una programmazione sul filo, una situazione del genere ci creerebbe problemi economici ma anche organizzativi. A me piace essere chiara e parlare di cose concrete. Noi avevamo otto straniere che ovviamente sono tornate a casa e quindi aspettano ora di sapere cosa devono fare. Ancora oggi i collegamenti con l’Italia non sono facili, la Romania non ha aperto le frontiere, per arrivare dalla Slovenia serve un visto speciale e così via. Abbiamo una ragazza canadese di 21 anni che deve discutere in famiglia l’eventuale suo ritorno in Italia e capisco anche le sue paure. Cosa devo fare con lei? Farla venire qui e poi? Neppure sappiamo se si gioca oppure no. Teniamo presente che Milan, Juventus e Sassuolo hanno già iniziato gli allenamenti e questo ovviamente falsa già di suo il campionato perché arriverebbero con una preparazione diversa da quella di tutte le altre squadre. Per non parlare del discorso legato al mercato. Ci potremmo ritrovare a giocare contro squadre con giocatrici che sanno già di andare a giocare da un’altra parte. Noi siamo una piccola realtà di calcio femminile, che ha fatto il possibile in questi anni per tenere i bilanci ordinati e puliti. Una ripresa così avventata rischierebbe di condizionarci troppo con rischi troppo alti. Un bagno di sangue dal punto di vista economico e problemi enormi per la stagione prossima. Negli altri Paesi si sono adoperati per fare meno danni possibili, qui invece c’è il rischio di fare pasticci e di scontentare tanti”.
La stessa presidentessa lancia anche una proposta: “È quella di chiudere qui la stagione. Non credo che sia uno scempio prevedere eventualmente per l’anno prossimo un campionato a 14 squadre con quattro retrocessioni se la maggioranza ritiene che siamo troppe. Dare o non dare lo scudetto non mi pare poi così rilevante, è la squadra più forte, leader indiscussa. Lo sanno tutti. Penso che il futuro del nostro movimento sia più importante che giocare le sei gare che restano.”
Una situazione piuttosto complessa quindi, che ostacola non solo i club, ma anche le giocatrici, soprattutto le straniere. La maggior parte di esse ancora non hanno potuto far ritorno nella nostra penisola.
Per capire come si evolverà la situazione occorrerà attendere lunedì 8 giugno quando la Lega Calcio si riunirà per cercare di decidere come far ripartire il campionato dalla possibile data del 21 luglio.
Di Fulvio Buongiorno
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