Sara Gama, capitana della Juventus e della Nazionale è stata ospite al programma televisivo Otto e Mezzo su La7.
La maglia numero 3 ha raccontato della difficolta delle atlete durante il lockdown dicendo che: "La prudenza non è mai troppa. Oggi possiamo uscire, ma continuiamo a mantenere la prudenza. Dobbiamo fare così per rispetto della vita e di chi non ce l'ha fatta. Lockdown? Impegnativo, a maggior ragione per noi sportivi: è stato difficoltoso stare in casa, non poter calcare l'erba e il campo da calcio. Non eravamo abituati. Ci siamo allenati a casa, ma comunque non mi posso lamentare perché la salute e la famiglia vengono prima di tutto".
Successivamente le hanno chiesto il perché la serie A femminile a differenza di quella maschile, sia ancora sospesa. Sara ha dichiarato: "Sicuramente decideranno per ordine, perché c'è una scala di priorità, la Serie A maschile porta grossi introiti. Il calcio maschile è un'industria e anche in quello c'è una scala di priorità. Di noi si sta discutendo adesso. Nello scorso Consiglio Federale si è deciso di mandarci avanti come i professionisti e verificare se ci sono le condizioni. Siamo in una posizione particolare: riprendere può essere un'opportunità. Noi ragazze siamo soddisfatte e pronte. Noi abbiamo richiesto un protocollo ad hoc e ci è stato concesso. E poi ci sono tutte situazioni di tutele contrattualistiche: c'è stata qualche difficoltà".
Ha poi continuato: "Non si possono fare previsioni (sulla ripartenza n.d.r.). Bisogna vedere se ci sono le condizioni. Non spetta a noi calciatori deciderlo, ma indicare le condizioni sì. Forse questa ripresa potrebbe dare ancora più visibilità al nostro sport".
L'intervento di Sara Gama si è concluso con una riflessione sul professionismo: "C'è bisogno di tutele. Prima si parlava di rinnovo di contratto, ma di fatto non si può parlare di quello. Non essere professioniste vuol dire non avere tutele assicurative o una pensione. Veniamo trattate da professioniste, è giusto ora fare lo step. Io mi sento privilegiata a giocare nella Juventus dove abbiamo tutto, ma la realtà sono molto diverse e vorrei che potessero essere tutte uguali a noi. Per noi questp è un lavoro ed è giusto che venga riconosciuto".
Di Giada Morena
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