top of page
Immagine del redattoreCalciofemminile_Italia

INTERVISTA A SIMONA SODINI: IL CALCIO TRA FUTURO E MATERNITÀ

Aggiornamento: 2 nov 2020

La capitana del Torino femminile Simona Sodini si è raccontata i nostri microfoni per parlare del suo progetto mirato al calcio che verrà e sulla questione maternità per le calciatrici.

 

Ciao Simona, sei da due anni al Torino e sei già capitana della squadra granata. Che effetto ti fa?

“Questo ormai è il 12* anno dalla fondazione del Toro e sono onorata di farne parte. Il tifo per il Torino ormai fa parte di me. In più essere capitana è un onore. Ho delle responsabilità e sono un po’ la “cavia” tra la società, il mister e la squadra. Tre elementi imprescindibili a cui devo dar conto”.

Hai avviato un progetto detto Scuola di Perfezionamento. Ce ne vuoi parlare?

“È un progetto che tende a perfezionare l’atleta in tutte le sue forme. Lavoriamo sui difetti che possono essere atletici, tattici o tecnici. Si studia l’atleta che è già in una squadra e si cerca di ripararne i gap.

I lavori possono essere fatti anche in coppia, ma la concentrazione deve essere mirata sul giocatore o giocatrice. In una squadra non è tanto possibile, in quanto si lavora sul gruppo.

Ci concentriamo sui bambini dai 5 anni in su, sia maschi che femmine, sulle ragazze e sui ragazzi.

Ragazzi che sono seguiti sia dal mio staff ma anche da me personalmente.

In Olanda questi progetti sono già delle realtà, ora ho deciso di portarlo anche qui in Italia. Si parte da Torino, poi vedremo di arrivare in tutta l’Italia”.

Sei membro della società Insuperabili. Che cos’è? È un gruppo di ragazzi che, in possesso del patentino di allenatore, si occupano di istruire a livello calcistico ragazzi disabili, down e con difficoltà motorie.

È un bellissimo gruppo che spesso vado a trovare. Tra i vari membri c’è ad esempio il calciatore della Juventus e della nazionale Giorgio Chiellini”.

Prima di vestire la maglia del Toro giocavi nella Juventus. Come è stato visto questo passaggio sia dai tifosi granata che dagli juventini?

“Nel femminile c’è molta simpatia per la giocatrice. I tifosi della Juventus mi seguono ancora oggi, ma è qualcosa che mi è già capitato anche con le altre squadre”.


Potrebbe accadere che il presidente del Torino maschile Urbano Cairo acquisisca il Torino Women?

“Lo spero, ma sono più propensa a pensare che il presidente Cairo creerà una sua squadra femminile.

Questo perché se avesse voluto unire i due team lo avrebbe già fatto da tempo.

Chissà, forse in futuro avremo due Torino femminili”.


Il presidente del team femminile Roberto Salerno vuole la serie B e farà ricorso. Sarà possibile il salto di categoria per la prossima stagione o rimarrete in C?

“Credo proprio che giocheremo in serie C anche la prossima stagione. Ciò che chiederò al gruppo squadra sarà una forza di mentalità e di credere in se stessi. Dovremo scendere in campo con l’idea di essere più forti delle nostre capacità e avere la voglia di vincere la serie C”.

A 18 anni hai potuto esordire in nazionale maggiore. Pensi di tornarci?

“Non credo proprio di essere richiamata in futuro. Ho rifiutato l’ultima chiamata per cause lavorative quando alla guida della nazionale c’era mister Antonio Cabrini.

Ora l’Italia di Milena Bertolini è già consolidata e sta giustamente puntando sulle nuove leve”.


Sei madre di due stupendi figlioli: Thomas e Nicholas. Nella trasmissione televisiva di “Uno Mattina” del 22 giugno 2020 hai dichiarato che la squadra ti ha tutelato mentre eri incinta. Perché questo diritto non viene garantito a tutte le tue colleghe?

“La donna in gravidanza non è messa in preventivo dalle squadre italiane.

Durante il Mondiale le calciatrici degli USA con figli avevano delle baby sitters che badavano ai loro figli.

Quando ero incinta di Thomas quattro anni fa, sono stata la prima calciatrice a far richiesta di un fondo di maternità che ora la FIGC ha dato, anche se con restrizioni.

Ora sta nel vedere cosa accadrà in futuro.

Il problema per noi calciatrici è diventare mamme, perché non è detto che possiamo sempre essere tutelate”.


Cosa manca secondo te al calcio femminile per poter essere riconosciuto come sport professionistico?

“Manca sicuramente l’ok del Governo. Il femminile da solo non può farcela. Ci vorrebbero, come per i club maschili, delle holdings che investano di più.

Addirittura molte società investono sul proprio team femminile, ma non se ne prendono cura”.


Un grazie di cuore alla numero 10 del Toro femminile per averci concesso l'intervista, con la speranza di poter vedere il team granata ai vertici del calcio italiano.


Di Fulvio Buongiorno

197 visualizzazioni0 commenti

Comentarios


Podcast
Podcast
bottom of page