Questi articoli, in collaborazione con @calcio.con.la.f.maiuscola, sono stati creati, per iniziare a guardare il calcio femminile con occhi diversi, entrando in mondi sconosciuti per scoprire più a fondo il cal femminile.
Sappiamo che uno dei principali argomenti dei detrattori del calcio femminile è proprio il settore economico; troppi pochi soldi, che escludono una sostenibilità del professionismo ad esempio, vediamo quanto c’è di vero in tutte queste parole.
Già a pochi giorni dal Mondiale di Francia 2019, l’attenzione per la manifestazione fu in netta crescita, testimoniata anche da tutti gli sponsor che scesero in campo, quali Nike, Visa, Boots, Barclays, Adidas ecc. ecc. Secondo un rapporto Nielsen Women’s Football 2019 sono 314 i milioni di fan in 24 paesi al mondo, con un interesse del 40% di media, tra tutti i seguaci calcistici, con un picco del 59% in Olanda. Nonostante questi numeri siano ben lungi dall’essere simili a quelli del calcio maschile, un ancora più chiaro segno della crescita del calcio femminile si può vedere nella decisione di raddoppiare i premi da 15 a 30 milioni per le ricompense della vittoria del mondiale; anche se qualche segnale di crescita era già arrivato dalle leghe nazionali: in Gran Bretagna Barclays ha firmato con la Football Association un contratto di 13 milioni nel marzo del 2019. Di fatti il CEO di Barclays spiega:
“L’investimento pluriennale di Barclays è anche il nostro omaggio alla professionalità delle calciatrici, e sappiamo che aiuti a portare il gioco a nuovi livelli, rendendo il campionato nazionale inglese leader a livello mondiale.”
Inoltre, nel dicembre 2018 Visa ha siglato una sponsorship per gli eventi UEFA nel calcio femminile, a tal proposito il CEO di Visa Europe commenta:
“E’ un momento emozionante per il calcio femminile. 21 milioni di donne e ragazze partecipano a questo bellissimo gioco in tutta Europa e con Visa vogliamo festeggiare ognuna di loro”.
Visa oltre alla scelta di investire in sponsorship per eventi, si è anche attivata nella promozione di singole calciatrici, in Italia infatti possiamo vedere l’estremo difensore della Juventus Laura Giuliani. In merito a queste decisioni, sono da riportare le belle parole l’Head Of Product And Solutions di Visa, Andrea Fiorentino, che dice:
“Lo sport ha un enorme potenziale di improvement per le donne e può contribuire ad eguagliare il campo da gioco per queste e per le generazioni future. In molti paesi lo sport può essere un punto di forza per amplificare la voce delle donne e abbattere le barriere di genere e ogni discriminazione. Le donne nello sport sfidano la percezione errate di essere deboli o inferiori. Ogni volta che eliminano un ostacolo o calciano una palla, dimostrano non solo forza fisica, ma anche leadership e determinazione. Attraverso la sponsorizzazione con la Coppa del Mondo 2019 (che per ammontare eguaglia quanto investito nel calcio maschile) Visa vuole celebrare l’improvement delle donne. Vogliamo ispirare, abilitare e lasciare eredità alle ragazze e alle giovani donne per seguire i loro sogni. Vogliamo che il mondiale sia il momento che cambierà la percezione del calcio femminile nel mondo e dimostrerà l’impatto positivo di più donne leader nell’economia”.
Nike nel 2019 ha anche firmato un’intesa per diventare partner ufficiale UEFA Women’s Football per un triennio, essendo fornitore ufficiale di palloni nelle competizioni UEFA. Per rendere meglio l’idea del mondo Nike nel calcio femminile, questa multinazionale ha firmato le divise di 14 squadre, compresi gli USA, e per la prima volta disegnate a punto per la figura femminile; il brand ha sponsorizzato il movimento con campagne video, prevedibilmente diventate poi virali. Un’altra grande casa di abbigliamento sportivo, Adidas, ha confermato il proprio impegno accanto alla FIFA, e nel mese di marzo 2019 ha fatto un passo in più verso la parificazione delle competizioni maschili e femminili: il marchio ha annunciato che le calciatrici da loro sponsorizzate che avrebbero fatto parte alla squadra campione del mondo avrebbero ricevuto lo stesso bonus previsto per i colleghi uomini nei campionati mondiali. Eric Liedke, Executive Board Member ed Head Of Global Brands di Adidas ha annunciato:
“Crediamo nell’ispirare e dare opportunità alla prossima generazione di atleti creatori e leader femminili attraverso la rottura delle barriere”.
Una decisione che va evidentemente nella stessa direzione di alcune nazionali, come la Norvegia, che hanno deciso di pagare lo stesso stipendio a calciatrici e calciatori. Nel marzo del 2019 ancora, Orange annuncia di aver siglato un accordo come partner nazionale del Mondiale, mentre Boots ha firmato una collaborazione di tre anni con le associazioni calcistiche di Inghilterra, Scozia, Irlanda del Nord, Galles e Repubblica d’Irlanda per sponsorizzare le rispettive nazionali femminili. Di fatti uno studio Nielsen dimostra che il 61% di fan del calcio femminile crede che i brand attraverso le sponsorizzazioni guadagnino appeal fra i sostenitori, mentre è dimostrato che il 42% delle donne interessate al calcio si informa abitualmente su quali siano gli sponsor.
Chi segue i Mondiali
L’identikit di chi segue i Mondiali è abbastanza diversificato: il 54% sono uomini, mentre il 46% sono donne; nello spaccato di età invece spicca il 28% della fascia compresa tra i 25 e i 34 anni contro una media delle altre età che si aggira intorno al 20%. Alcuni dati invece evidenziano il particolare di come le donne partecipino alle discussioni sui social in merito al calcio: in America sono il 58% su Facebook e il 60% su Instagram (in discussioni relative al calcio femminile); nel Regno Unito sono il 40% su Instagram e il 44% su Facebook; in Germania invece il 54% su Facebook e in Francia il 38%.
Differenze economiche tra il calcio maschile e femminile
Nonostante i grandi numeri, come riporta “Italia Oggi” va ricordato che il calcio femminile è un movimento che in Italia ha 24 mila calciatrici tesserate, pochi tifosi e del quale si è parlato con estrema continuità solo in questi due anni. L’industria del calcio maschile vale 20 miliardi di euro l’anno, prodotti dai migliori club (32) che da soli hanno un valore d’impresa pari a 35,5 miliardi. Il nodo della situazione (e la buona notizia per il movimento) è che il mercato si sta via via saturando, motivo per il quale si sta cercando di allargare la fan base anche al pubblico femminile. Per di più tutti gli investimenti sul calcio femminile sono motivati dai costi conteggiati per il fair play finanziario: i diritti TV dei campionati nazionali, europei e mondiali costano ancora poco e i grandi broadcaster ci puntano per ampliare il loro parco abbonati, è quindi evidente che ci sia tutta una grande fetta di abbonati da conquistare e alla quale veicolare messaggi pubblicitari e promozioni. A livello di finanziamenti il presidente della FIFA Gianni Infantino si è anche impegnato a finanziare il calcio femminile con 500 milioni di dollari in 4 anni, puntando sui programmi di sviluppo, Coppa del Mondo e competizioni giovanili per ampliare il numero di tesserate, che ad oggi ammonta a circa 3 milioni in tutto il mondo (con addirittura 1.6 milioni in America). Infine, come dimostra una ricerca di Deloitte, tra le prime 20 società di calcio maschile con il fatturato più alto, ce ne sono già 17 con una squadra femminile, e 9 di queste hanno sponsor differenti tra squadre maschili e femminili; quindi i club riescono ad attirare sponsor diversi, che vogliono inserire prevalentemente nella selezione femminile poiché hanno piani di comunicazione rivolti ad un pubblico prevalentemente in rosa. Tra questi ci sono la Juventus con M&M’S, il Barcellona con Stanley, e il 60% delle squadre di dei 4 maggiori campionati femminili prevedono una sponsorizzazione di maglia specifica, secondo lo stesso Deloitte questa percentuale salirà al 100% entro il 2023: sembra utopia, ma potevamo dire lo stesso di tutto questo anche solo 3 anni fa. Ma d’altronde l'utopia è come l'orizzonte: camminiamo due passi, e si allontana di due passi. Camminiamo dieci passi, e si allontana di dieci passi. L'orizzonte è irraggiungibile. E allora, a cosa serve? Vi chiederete. A questo: serve per continuare a camminare.
E con questo aforisma lasciatemi augurare a voi lettori/lettrici un buon riinizio di campionato maschile, e una buona visione delle partite di calcio femminile tedesco. Il quotidiano MARCA scriveva “Covid, te vamos a ganar!” evidentemente, ci aveva visto lungo…
Di Marco Villani (@calcio.con.la.f.maiuscola)
Comments