Olivia giocherà nella scuola calcio della Roma Uno.
Questa è la notizia di pochi giorni fa comunicata dalla giornalista Alessia Tarquinio che ha avuto la conferma da parte dei genitori della bimba di 7 anni.
La scuola calcio di Trastevere, inizialmente, aveva infatti vietato l’iscrizione alla piccola in quanto femmina.
Potrebbe sembrare fantascienza, ma nel 2020, quasi 2021, c’è ancora chi considera certi sport o esclusivamente maschili (come il calcio) o esclusivamente femminili, quando invece ogni singola attività sportiva
deve essere accessibile a chiunque senza alcun tipo di distinzione.
Le calciatrici della serie A hanno quindi iniziato a far sentire la loro voce in difesa di Olivia pubblicando messaggi di incoraggiamento diretti alla bimba nella speranza che lei non si perdesse d’animo e riuscisse a vincere la battaglia.
Obiettivo pienamente centrato. La bambina potrà iniziare a giocare nella scuola calcio sotto casa sua già da gennaio.
Una vittoria non solo per lei, ma anche per l’intero movimento del calcio femminile che è riuscito ad imporsi sui pregiudizi che ancora oggi purtroppo sono presenti nelle menti di moltissime persone.
L’obiettivo del movimento del calcio femminile è quello di potersi pareggiare con il corrisposto mondo del calcio maschile, ma episodi discriminatori di questo genere non aiutano la crescita del movimento.
Se oggi abbiamo la possibilità di poter vedere campionesse del calibro di Cristiana Girelli, Elena Linari, Alia Guagni, Laura Giuliani e tante tantissime altre, è perché in primis loro non si sono mai arrese e non hanno dato retta alle voci discriminatorie alle loro spalle. In più hanno trovato appoggi di persone che non hanno negato loro in nessun modo la possibilità di poter diventare le calciatrici che oggi le conosciamo.
Ma il femminile non può e non deve fermarsi a loro. Occorre la crescita di molte giovani, a partire dalle bambine. Bambine come per esempio Olivia che come desiderio vogliono correre in un campo verde tirando calci ad una palla magari incitate da un pubblico sugli spalti.
E come può realizzarsi tutto ciò se già da piccole viene loro negata una semplice iscrizione ad una scuola calcio? Come potranno cercare di imitare o superare le loro idoli che vedono scendere in campo ogni domenica se già alla tenera età di soli 7 anni non hanno la possibilità di poter apprendere le basi del loro sport preferito in una struttura vicina alla loro casa?
Per fortuna tutto è bene quel che finisce bene. Per fortuna ora Olivia guarderà questa vicenda come un passato da non dimenticare. Già, perché situazioni di questo genere non devono mai più accadere in futuro, altrimenti la battaglia delle calciatrici di serie A sarà stata vacua per far crescere la mentalità intorno a questo sport.
L’augurio è quindi in futuro non ci siano più altre Olivia a vedersi negare il sogno di poter praticare quello che per loro è una vera e propria passione.
Di Fulvio Buongiorno
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