Intervista a una stella della storia del calcio italiano. Vincitrice di 6 scudetti, 7 coppe Italia e una Super coppa italiana. Ha vestito le maglie di ben 12 squadre della penisola come Nuoro, Alaska Lecce, Roma CF, Trani 80, Giugliano, Milan 82, Reggiana, Torino, Lugo, Autolelli Picenum, Torres e ACF Milan.
Per lei ben 120 presenze con la maglia azzurra e più di 700 partite in A mettendo a segno ben 350 gol.
Antonella Carta si è raccontata ai nostri microfoni.
Antonella Carta, una donna che ha scritto la storia del calcio italiano. Pensi che il mondo del femminile potesse raggiungere i traguardi che vediamo grazie a ciò che tu e le tue ex colleghe avete realizzato quando giocavate?
"Sicuramente senza di noi tutto ciò non sarebbe stato possibile, così come il calcio che ho giocato io è stato possibile grazie alle nostre predecessori.
Certo è che prima il calcio femminile non era considerato come lo è oggi. Questo perché non c’erano affiliamenti con i club maschili. D’altronde per mandare avanti un progetto occorre investire. Ed è ciò che finalmente oggi si sta facendo".
Quali differenze ci sono tra il tuo calcio e quello di oggi?
"Sicuramente c’è più visibilità. Inoltre le ragazze finalmente saranno riconosciute come professioniste. Come è giusto che sia.
All’estero lo hanno fatto già da tanto tempo, in Italia, come spesso purtroppo accade, si parte in ritardo.
Una spinta è stata data sicuramente dal Mondiale di Francia 2019".
Ci sono dei consigli che daresti alle ragazze di oggi?
"Oggi le società sono ben attrezzate, hanno tutti gli strumenti necessari per far crescere le atlete. L’unico consiglio che posso dare alle calciatrici di oggi è di rimanere umili e di impegnarsi nel proprio lavoro".
Una tua erede chi potrebbe essere?
"Non sono per i confronti. Ciò che spero è che possano prendermi come un modello da poter seguire. Alla fine ognuno è uguale a sé stesso".
In nazionale vestivi il numero 10. Oggi lo porta Cristiana Girelli. Che differenze vedi tra te e lei?
"Come dicevo prima, ritengo che siamo tutti diversi. Diciamo che io giocavo molto con l’alternare il destro al sinistro e al controllo di testa e partivo da arretrata per poi involarmi verso l’attacco.
Girelli è un po’ più una punta che si insinua per mettere a fine azione la palla in rete".
Hai giocato con tantissime atlete e ne hai affrontate moltissime altre. Chi è stata la più difficile contro cui giocare e con chi te la intendevi meglio?
"Ho avuto la fortuna di giocare con atlete fortissime del calibro di Rose Reilly, Elisabetta Vignotto, Carolina Morace, Paola Bonato e moltissime altre.
Ai tempi dell’Alaska Lecce sicuramente Reilly mi ha insegnato e guidato tanto. Lei era una pioniera.
In più a circa 16 anni ho ricevuto la chiamata in nazionale e per una ragazzina di quell’età vedersi tanto successo significa molto. Ma non mi sono mai voluta montare la testa. Sono sempre umile a me stessa.
Se dovessi invece fare un nome di una giocatrice davvero difficile da affrontare, direi sicuramene Paola Bonato. Siamo state compagne di squadre nel Trani e poi avversarie".
Come mai hai intrapreso la carriera nel calcio a 5?
"Ho iniziato col calcio a 5 a partire dal 2011. L’ultimo mondiale giocato non mi aveva dato le soddisfazioni che volevo e con il mister ho avuto un po’ di problemi.
A ciò si è aggiunto un tumore al seno e quindi ho dovuto lasciare. Così mi sono data al futsal".
Hai girato mezza Italia da sud a nord. Ma quale luogo ti è rimasto più impresso?
"Senza ombra di dubbio la città di Trani. Ho ancora molti contatti e molte amicizie. Ci torno spesso. Quando giocavo lì, ricordo che il sabato prima della partita passeggiavo con le amiche sul lungomare e la domenica si chiudevano tutti i negozi per poterci venire a vedere. Si raggiungevano i 12 mila spettatori. Non ne parliamo poi delle partite di cartello".
Un ringraziamento speciale ad Antonella Carta per averci concesso quest’intervista con l’augurio che molte ragazze possano prendere come esempio da seguire i suoi insegnamenti.
Di Fulvio Buongiorno
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