Intervista a Carolina Morace, allenatrice di calcio, dirigente ed ex calciatrice di professione attaccante, nata a Venezia il 5 febbraio del 1964. Ha raccontato il suo passato professionale, commentando anche le vicende attuali del calcio femminile italiano.
PARTE 2
Cosa ti ha spinta a decidere, oltre alla gloriosissima carriera di allenatrice e di calciatrice, di laurearsi in Giurisprudenza ed esercitare la professione di avvocato?
"La mia famiglia è in particolar modo mia madre hanno dato l'input naturale a me e mio fratello, che è architetto, di studiare e costruirci una carriera parallela al calcio. Io, così come anche mio fratello, dopo aver frequentato il liceo Scientifico, scelsi come sbocco naturale, nonostante vivessi già da sola mantenendomi come molte con lo stipendio che ci veniva fornito dalle società di calcio, quello della laurea in Giurisprudenza. In particolar modo per avere poi un accesso lavorativo alternativo al calcio non sapendo ancora se sarebbe diventata una vera e propria professione".
Parallelamente alla carriera di allenatrice e di avvocato hai anche intrapreso la professione di commentatrice televisiva, com'è stata quest'esperienza?
"Svolgendo ancora adesso la professione, l'ho presa più che altro come una forma di aggiornamento professionale, in quanto ho l'opportunità di andare a vedere e commentare le partite che maggiormente mi interessano e osservando dall'alto gli allenatori all'opera, tutti bravissimi ed organizzatissimi ho sempre la possibilità di imparare qualcosa di nuovo e di scambiare anche pareri con loro".
Dal 2019 ti vista e seguita nelle vesti di commentatrice per Sky del Mondiale delle nostre azzurre, con un po’ di esperienza in più pensi che si possa arrivare ad essere competitivi per le prossime manifestazioni?
"Io penso che ci siano buone possibilità, nonostante ci siano squadre più avanti rispetto a noi, in quanto possono attingere a molte più giocatrici rispetto all'Italia. Io ritengo che il boom del Mondiale, ha permesso a molte ragazzine di approcciarsi ed iniziare a giocare a calcio spinte anche dalle famiglie. Non bisogna perciò abbassare la guardia, difatti io seguirei anche nel calcio l'esempio della pallavolo dove non esiste un tetto di ingaggi che di fatto limiterebbe l'arrivo delle giocatrici più forti qui in Italia.
Ricordo i tempi nei quali sono cresciuta io dove le più forti giocatrici come: Conci Sanchez, Andry O' Brian e Susy Augusterseen venivano in Italia e diventavano uno sprone per migliorarti cosa che ora non è più così poiché si va ad attingere in campionati del nostro livello non dando alle atlete attuali la possibilità di crescere".
Vedi un parallelismo tra la nazionale attuale e quella dove giocava lei e crede che la nostra nazionale possa ambire a raggiungere e superare i vostri traguardi?
"Noi siamo state per 2 volte vice campionesse d'Europa cosa che purtroppo l'attuale nazionale non è riuscita ancora a fare. Attualmente sto rivedendo, grazie ad alcune vhs le nostre partite dell'epoca e ho contattato anche Rita Guarino, (attuale allenatrice della Juventus), per farle notare quanta grinta avesse. Il rammarico più evidente e che, purtroppo, i dirigenti miopi della Federcalcio dell'epoca non davano l'opportunità ai tifosi ed appassionati di poter ammirare la bellezza di quel calcio anche grazie alle televisioni.
Ricordo difatti che in uno degli europei che disputai insieme a giocatrici del calibro di Rita Guarino, Ferriana Ferragutti, Florinda Ciardi, Antonella Carta e Patrizia Panico tutta gente di un notevole livello non ebbero la possibilità di essere ammirate dal grande pubblico poiché tutte le televisioni del mondo erano presenti tranne la nostra televisione nazionale".
Ora che gli effetti più gravi della Pandemia sembrano essersi attenuati e che si discute di una possibile ripartenza del calcio giocato qual’è la tua opinione in merito?
"Ho letto qualche giorno fa che mercoledì (20 maggio 2020) ci sarà un consiglio Federale che dovrebbe ratificare di fatto la conclusione anzitempo della stagione anche perché diverse società hanno di fatto richiesto la conclusione. Ci sono state altre nazioni come ad es. la Francia e la Spagna che hanno terminato la stagione prima di noi, perché mi chiedo io, una volta appurato che le condizioni per continuare non esistevano non si è scelto, anche alla luce del budget posto ad inizio anno, di smettere ed aiutare i club in difficoltà evitando il loro fallimento?"
Di Lorenzo Bianca
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